Articoli per informare.
Garanzie e diritti dei consumatori
La rivoluzione nel settore delle garanzie sui beni di consumo introdotta con il DL numero 24 del 2 febbraio 2002 è ricca di conseguenze sul piano pratico che richiedono putroppo ancora diverso tempo per essere assimilate sia dai fornitori che dai consumatori.
Per questo motivo, abbiamo deciso di fornire delle risposte alle domande più comuni sulla garanzia europea.
Per quali garanzie è valida la nuova legge?
Per capire l'oggetto della legge è fondamentale capire la distinzione tra la garanzia per i difetti di conformità (garanzia legale) e la garanzia di buon funzionamento (garanzia commerciale). La distinzione concettualmente è semplice, ma non è sempre facile da applicare.
Cos'è la garanzia legale, la cosiddetta garanzia europea?
È la garanzia per i difetti di conformità, vizi o mancanza di qualità promesse. Dura 2 anni per legge.
La garanzia europea entra in gioco quando il consumatore entra in possesso di un bene diverso da quello presentato o promesso oppure non in grado di svolgere gli scopi per cui è stato progettato.
Riguarda un problema che il bene ha sin dal momento che lascia la fabbrica: un forno a microonde che non scongela un cibo nei tempi promessi dal venditore; un'asciugacapelli con funzioni diverse da quelle mostrate sul catalogo, un telefono cellulare che non riesce a connettersi ad Internet come pubblicizzato.
Se il consumatore si accorge quindi, entro due anni dall'acquisto, che il bene non possiede le caratteristiche promesse, può attivarsi per far valere i suoi diritti.
Se è facile stabilire quando un bene non fa quello per cui è stato progettato o non possiede le caratteristiche pubblicizzate, non sempre è facile stabilire quando una rottura è dovuta ad un difetto di conformità o quando lo stesso bene si è semplicemente rotto per effetto dell’usura.
Immagina ad esempio un'asciugacapelli che, per un difetto di fabbricazione, non sopporta per lungo tempo il raggiungimento di una certa temperatura: in questo caso il bene sembra conforme al contratto sino a che non si guasta ed è solo al momento del guasto che si può accertare la non conformità ed il difetto di fabbricazione.
In questa situazione il consumatore potrebbe rivalersi sul produttore anche se sono già trascorsi i termini della garanzia commerciale, perché la rottura è stata determinata non dal normale uso del bene ma da un difetto di fabbricazione.
Il difetto, se individuato entro i due anni previsti per legge, deve essere comunque formalmente denunciato al venditore entro due mesi dalla sua individuazione, altrimenti il consumatore può perdere il diritto alla garanzia.
La garanzia si applica anche per caratteristiche comunicate con la pubblicità (esempio: nella brochure di uno scooter il produttore dichiara una velocità di marcia che nella realtà non è ottenibile).
I rimedi che il consumatore può richiedere sono sono la riparazione del bene o la sua sostituzione, oppure, quando queste siano impossibili, la risoluzione del contratto, che comporta che il bene venga restituito al produttore ed il consumatore rimborsato.
Tutte le soluzioni devono essere senza spese per il consumatore.
Cos'è la garanzia commerciale?
È la garanzia di buon funzionamento, è facoltativa e la sua durata è decisa dal produttore del bene.
Si tratta di una distinzione fondamentale rispetto alla garanzia legale: un qualsiasi ferro da stiro - ad esempio - gode di una garanzia legale di due anni ma può godere di una garanzia commerciale di solo 1 anno (ma anche 3 o 5, o addirittura illimitata o nessuna, è il produttore a decidere).
Solitamente quasi tutte le aziende conosciute offrono una garanzia di buon funzionamento, ma non è scontato che duri anni (a volte è solo di alcuni mesi).
A chi si applicano le garanzie?
La garanzia di due anni sui difetti di conformità dei beni si applica esclusivamente ai consumatori: ad persona fisica che, nel contratto, agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.
Quindi un cliente privato con bene acquistato a scontrino potrà avvalersi del DL 24/2002 (e successive modificazioni), mentre un libero professionista o imprenditore con acquisto del bene in fattura no.
Ovviamente, se il difetto di conformità riguarda un bene che è stato commercializzato tra imprese per giungere ad un consumatore finale, quest’ultimo si rivolgerà al proprio rivenditore il quale potrà a sua volta rivalersi nei confronti del suo distributore.
Per quali prodotti è valida la garanzia legale?
Le tutele previste dalla nuova legge si applicano a tutte le consegne di beni, che avvengano a titolo di vendita o anche fornitura, appalto od opera, sia nuovi che usati (anche se in quest'ultimo caso la legge dice che si deve tenere conto dello stato di usura del bene).
A chi si deve rivolgere il consumatore?
Il consumatore deve rivolgersi al negozio dove ha comperato il bene, entro due mesi dalla scoperta del difetto, magari (ma non obbligatoriamente) tramite raccomandata.
Nella comunicazione è sufficiente che venga esposto sommariamente il problema che si è manifestato chiedendone la soluzione tramite i rimedi apprestati dalla legge ed indicando quale si preferisce.
È il consumatore che specifica se preferisce la sostituzione (con bene uguale o equivalente) o la riparazione, non il venditore e a rigor di logica, ogni decisione in merito dovrebbe essere motivata (ad es. è impossibile la sostituzione per mancanza di scorte di magazzino).
Il diritto di recesso (o di ripensamento)
Il diritto di recesso si applica alle vendite a distanza (effettuate quindi tramite siti internet, telefono, televisione eccetera) e si applica a tutti quei consumatori che entro 14 giorni dalla data di sottoscrizione del contratto di acquisto di merce per un valore superiore a €50,00 (€26,00 qualche anno fa) non si ritengono soddisfatti o che semplicemente abbiano un ripensamento sull'acquisto.
Il diritto di recesso non è previsto per gli acquisti effettuati da aziende o professionisti con partita IVA. Il diritto di recesso non si applica alla vendita:
- di strumenti finanziari effettuata tramite distributori automatici
- di beni e servizi il cui prezzo è legato al tasso di interesse e non può essere controllato dal venditore
- di servizi di scommesse e lotterie su prodotti realizzati o confezionati su misura (come medaglie incise ad esempio)
- su prodotti che per loro natura non possono essere rispediti
- su prodotti che rischiano di deteriorarsi o alterarsi rapidamente (alimentari freschi ad esempio)
- su prodotti prenotati
- su servizi relativi all’alloggio, ai trasporti, alla ristorazione, al tempo libero, quando e’ prevista una data
- di prodotti audiovisivi o software sigillati aperti dal consumatore (per esempio un DVD sigillato)
- di giornali, riviste e periodici
- di beni immobili (anche alla costruzione e locazione)
- a servizi che sono già stati interamente eseguiti o che sono iniziati prima di 14 giorni lavorativi
- di prodotti venduti all'interno di un locale commerciale
Esercitando il diritto di recesso il consumatore ha diritto ad ottenere il rimborso delle spese sostenute (quindi il totale di merce più anche le eventuali spese di spedizione) senza alcuna penalità e senza specificarne il motivo.
Il diritto deve essere esercitato inviando al venditore entro 14 giorni lavorativi dalla sottoscrizione del contratto di acquisto (l'invio dell'ordine tramite il sito, l'accordo telefonico eccetera) una raccomandata A/R o una comunicazione telematica che indichi i propri dati, la volontà di recedere dall'acquisto e i dati per poter emettere il rimborso (magari unitamente alla data e al tipo di ordine effettuato, per poter snellire le operazioni di ricerca da parte del venditore).
Il rimborso deve essere effettuato non oltre 30 giorni lavorativi a partire dalla data di ricevimento della comunicazione di recesso (e non della merce!).
Il venditore quindi, per evitare di trovarsi in situazioni dove potrebbe essere obbligato ad emettere il rimborso ancora prima di ricevere la merce restituita, dovrebbe tutelarsi inserendo nelle condizioni di vendita che il consumatore deve rispedire la merce che non desidera entro il termine di 14 giorni lavorativi dal suo ricevimento (il minimo applicabile): in questo modo si garantirebbe un margine di tempo di 20 giorni che dovrebbe coprire i tempi di spedizione acquirente/venditore.
Nel caso in cui la merce sia già stata consegnata infatti, il consumatore è obbligato, a sue spese, a restituirla o a metterla a disposizione del venditore secondo le modalità ed i tempi previsti dal contratto, ma per assurdo non è la condizione alla quale deve essere emesso il rimborso!
Il rimborso infatti per legge deve essere emesso indifferentemente dall’aver ricevuto il bene, poi dovrebbe essere il venditore a procedere legalmente nel caso non ricevesse la merce indietro!
È indispensabile quindi utilizzare modalità e tempi di restituzione che prevengano situazioni sconvenienti per chi vende, pur mantenendo i diritti del consumatore.
Tali modalità o tempi non possono comunque comportare alcuna penalità o limitazione per il consumatore:
- il termine di tempo per la restituzione non può essere inferiore a 14 giorni
- non può essere specificato un unico metodo di spedizione possibile oppure un particolare tipo di corriere da utilizzare per la restituzione (se il consumatore sceglie un mezzo non tracciabile possono sorgere problemi in caso di smarrimento della merce)
- non può essere chiesta la restituzione nell’imballo originale o senza la sua apertura (diventa decisamente difficile poi andare a rivendere un prodotto senza l’imballo originale)
- non può essere richiesta obbligatoriamente la compilazione di una particolare modulistica
- non può essere chiesto un pagamento per il disbrigo della pratica di restituzione
Quando il diritto di recesso è valido e quando no?
L'unica condizione inderogabile per esercitare il diritto di recesso è la sostanziale integrità della merce (cioè che sia stata custodita ed eventualmente usata con normale diligenza), quindi il recesso non si applica quando:
- mancano elementi integranti del prodotto
- c'è stato un utilizzo del prodotto tale da rendere impossibile il ripristino alle condizioni pre-esistenti alla vendita
- ci sono state modifiche e/o manomissioni al prodotto
Chi contravviene alle norme del decreto che regola il diritto di recesso oppure ostacola l'esercizio del diritto di recesso da parte del consumatore (anche con indicazioni errate o mancanti nelle condizioni del sito) o non rimborsa al consumatore le somme da questi eventualmente pagate, è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da € 500,00 a € 5.000,00.