MC due kappa uno
 

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Scrivere bene sul proprio sito

Scrivere bene e rispettando la grammatica è importante. Diamo una ripassata alle regole.

Questa pagina è una versione modificata, unificata e riadattata di vari documenti non più reperibili in rete (per cui non è possibile fornire le fonti) e della pagina http://www.paginasc.it/pdf/Norme_EdizionidiPagina.pdf (Edizioni di Pagina - Bari)

Premessa
Questa pagina vuole essere un aiuto per tutti coloro che vogliono scrivere correttamente su carta, sul proprio programma di videoscrittura preferito o sul proprio sito. Tuttavia, scrivendo su Internet, non tutte le regole qui esposte possono essere applicate facilmente, data la mancanza delle interfacce tipiche dei programmi di videoscrittura.

Ad esempio alcuni caratteri "speciali" come:

  • l'apostrofo
  • i tre puntini di sospensione
  • le virgolette elevate “ ” e i caporali « »

oltre che creare alcuni possibili problemi di visualizzazione sulle pagine del sito, se non sono creati nel modo giusto (ovvero inserendo i codici HTML), sono noiosi da inserire senza l'ausilio di un programma di videoscrittura (che spesso li genera in automatico anche se si premono i tasti che producono caratteri simili ma non corretti, come lo SHIFT + 2 per le virgolette elevate).

Questo anche se si ha dimestichezza con i codici della tastiera (ad esempio, i tre puntini di sospensione andrebbero creati telendo premuto il tasto ALT digitando 0133 sul tastierino numerico per poi rilasciarlo; decisamente noioso, non trovi?).

Non essendo ammesso fare copia e incolla dal programma di videoscrittura all'editor del sito (pena l'introduzione di centinaia di errori dovuti alla copia, oltre che del testo, anche della formattazione proprietaria del programma di videoscrittura che poi viene riportata nell'editor) e con la sola scusante che potrebbero nascere problemi di visualizzazione sul sito dovuti a questi caratteri, è accettata la loro sostituzione, rispettivamente con:

  • il simbolo ' (sul tasto con il punto interrogativo, accanto allo zero)
  • tre punti normali ...
  • le virgolette " " (SHIFT + 2)

Abbreviazioni e sigle
Le abbreviazioni vanno usate il meno possibile e, in ogni caso, sono da abolire per titoli accademici od onorifici, a meno che non risultino significative nel contesto. Esempi: avvocato (non: avv.); l'articolo 3 della legge (non: l'art. 3).

Nota bene: si fa eccezione nel caso di citazioni testuali o riproduzioni integrali di testo di legge o simili. Le sigle si scrivono come i nomi propri, con l'iniziale maiuscola ed il resto delle lettere minuscole e non separate dal punto. Esempi: Nato, Onu. Fatta eccezione per le pochissime sigle da tutti conosciute, è bene spiegare il significato delle altre la prima volta che ricorrono nel testo. Se la sigla sostituisce il relativo aggettivo va minuscola. Esempi: il parlamentare ppi, il congresso pds.

A capo
Sette semplici consigli, anche se agli "a capo" ci pensa (in alcuni casi a sproposito) il computer:

  • non andare mai a capo con una vocale: quindi fia-to, rea-me, rea-le, mania-co
  • dividere sempre due consonanti uguali: affret-to, ter-ra, tet-to, (si divide anche il rarissimo gruppo cq: ac-qua)
  • non dividere mai un gruppo di consonanti formato da b, c, f, g, p, t, v + i oppure r: ru-blo, mi-crobo, af-fronto, si-gla, a-trio, a-vrei
  • non dividere mai un gruppo formato da s +consonante: quindi a-spro, de-stra, ca-sto e mai as-pro, des-tra, cas-to
  • dividere tutti i gruppi di consonanti non compresi nei punti 3 e 4: cal-ma, pom-pa, por-to, strin-go, eccetera
  • nei gruppi di tre o più consonanti la divisione va fatta fra la prima e la seconda: inter-stizio, scon-tro, pol-trona

Queste regolette vanno applicate anche alle parole composte con un prefisso come trans, iper, sub, super: quindi tran-salpino e non trans-alpino, iperat-tivo e non iper-attivo, superat-tico e non super-attico.

Accenti
Le lettere maiuscole vanno accentate, non apostrofate. Es. È e non E'. Si usa l'accento grave sulle parole: è (verbo essere), cioè, caffè, tè, piè. Si usa l'accento acuto sulle parole: perché, poiché, né, affinché, sé, benché, finché. Si usa l'accento sui monosillabi: dì (quando vuol dire giorno), lì, là (quando sono avverbi), dà (indicativo presente, terza persona di «dare»), sì (quando è affermazione), sé (quando non precede «stesso»), né (negazione). Non si usa l'accento sui monosillabi «fa» (verbo «fare»), «do» (verbo "dare"). Le vocali a, i, o, u vogliono sempre l'accento grave (à), (ì), (b), (ù) a fine parola.

La vocale «e» vuole l'accento grave (è) nei seguenti casi:

  • come voce del verbo essere
  • nei nomi di origine straniera (tè, caffè, canapè, narghilè ecc.)
  • nei nomi propri: Noè, Mosè, Giosuè ecc.
  • nei seguenti termini: cioè, ahimè, ohimè, piè

La vocale «e» vuole l'accento acuto (é) nei seguenti casi:

  • nelle voci verbali tronche del passato remoto: poté ecc.
  • nei composti di che: perché, poiché, affinché, benché ecc.
  • nei composti di tre: ventitré ecc.
  • nei composti di re: viceré ecc.
  • nei monosillabi: sé (pronome), né, ché, ecc.
  • nella parola mercé

I monosillabi non vogliono accento, tranne i seguenti:

  • ché (congiunzione causale o finale)
  • dà (indicativo presente del verbo dare).
  • dì (come giorno o imperativo del verbo dire)
  • è
  • sé (pronome)

Evitare l'uso dell'accento circonflesso nei plurali: vari, propri, omicidi ecc. Gli accenti tonici che cadono nel corpo della parola non vanno, di norma, segnati, a meno che non servano a una migliore comprensione del testo. Esempi: condòmini (le persone), condomìni (gli edifici); subito/subìto; principi/princìpi; ancora/ancòra ecc. I monosillabi prendono l'accento quando entrano a far parte di una parola composta: gialloblù, autogrù, Oltrepò ecc.

«Po' (per poco) si scrive con l'apostrofo e non con l'accento perché si tratta di parola tronca. La stessa regola vale per modo (mo'), casa (ca'), dei (de'), nonché per gli imperativi sta', fa', va', di' e da'. Fa eccezione «piè» (piede). «Qual è» e «tal è» vanno sempre senza apostrofo. Se stesso (e non sé stesso). Ma «sé stessi» (perché si può confondere con «se io stessi» e «se tu stessi» e «sé stesse» (perché si può confondere con «se egli stesse»).

Nota bene: La E maiuscola accentata non va mai con l'apostrofo (quindi si scrive È e non E') e si ottiene mantenendo premuto ALT sulla tastiera e digitando 0200 sul tastierino numerico.

Apostrofi
L'apostrofo deve essere usato per operare l'elisione della vocale finale di articoli, preposizioni articolate e aggettivi, quando la parola che segue incomincia per vocale producendo una cacofonia.
Si usa anche per indicare l'elisione della vocale finale in alcune forme imperative. Es. fa' = fai, va' = vai. Non si usa l'apostrofo, invece, in caso di caduta della sillaba finale o della vocale finale di una parola a prescindere da come inizi la parola che segue (per esempio: po' quando sta per poco). Si usa l'apostrofo nelle date in sostituzione del millennio e del secolo ('64); l'apostrofo non deve essere girato. Non vanno mai usati due apostrofi di seguito.

Articoli
La lingua cambia e l'articolo gli viene sempre più usato non solo con il significato di a lui, ma con quello di a loro, a essi o a esse. Tuttavia é gradita la forma più corretta. Quindi: «Io dissi loro» e non «Io gli dissi». Non si può invece
dire o scrivere: «io gli dissi» per io dissi a lei, bensì io «le dissi». Davanti a parole che cominciano per vocale, gn, ps, j, s impura (seguita da consonante), y, x, z, si usa l'articolo lo al singolare e gli al plurale.
Esempi: l'orologio - gli orologi; lo psicologo - gli psicologi; lo stivale - gli stivali; lo sponsor - gli sponsor; lo xenofobo - gli xenofobi; lo zucchero - gli zuccheri. Così, per analogia, sono preferibili le forme lo pneumatico - gli pneumatici rispetto a il pneumatico - i pneumatici. Per certi nomi di città l'articolo si declina legandosi alla preposizione. Esempi: L'Aquila, La Paz, La Spezia, Il Cairo. Per cui: all'Aquila, alla Paz, dal Cairo. Si usa il davanti ai nomi che cominciano per w, anche se inglesi. Esempi: il West; il whisky.

Nota bene: si scrive l'Fmi, lo Sdi, l'Sos.

Avverbi
Affatto - Significa del tutto, per intero, in assoluto. Quindi non può avere valore negativo (in questo caso si deve dire nient'affatto). Lo stesso vale per assolutamente.
Vicino - Come avverbio vuole la a (vicino a Milano); lo stesso vale per davanti, dietro.
Sotto, sopra, oltre e lungo non vogliono la preposizione a (esempi: sotto il ponte, oltre la strada).

Capoversi
È inaccettabile un pezzo senza capoversi. Di norma va fatto almeno un capoverso ogni 7-8 righe di testo.

Decenni
Si scrivono sempre in numeri, nel modo che segue: gli anni 60 (e non: Gli anni '60). È accettabile: gli anni Sessanta.

Eccetera
Eccetera (dal latino "et cetera", cioè: e le altre cose), solitamente abbreviato in ecc., non va preceduto dalla virgola.

Nota bene: usare "eccetera" (o "ecc.") solo quando le esigenze di stile lo rendano indispensabile.

Elenchi
Le strutture a lista, o elenchi, hanno la funzione di dare al testo un'impostazione funzionale e chiara quando chi scrive deve elencare più elementi di una serie o passaggi successivi di una procedura. Sono previsti due tipi di elenchi:

  • quelli in cui ogni elemento della lista inizia con lettera minuscola e finisce con un punto evirgola, tranne l'ultimo, seguito da un punto fermo; in questo caso l'elenco è quasi sempre evidenziato da trattini (lunghi –), qualche volta da lettere (minuscole, tonde e puntate)
  • quelli in cui ogni elemento della lista inizia con lettera maiuscola e finisce con il punto, perché ognuno di essi costituisce un lungo periodo autonomo, articolato e completo

Sono segnalati inizialmente da numeri o da un pallino nero e sono preceduti e seguiti da una riga vuota che li distanzia dal testo.

Forme improprie
L'occhio del ciclone è la regione centrale dell'anello dell'uragano dove la pioggia cessa e il vento è moderato. Dire che una persona è nell'occhio del ciclone significa, quindi, che si trova in una posizione relativamente tranquilla. Basta
dire, dunque: una persona è nei guai, in difficoltà, al centro di uno scandalo ecc. Al limite: espressione abusata, presa dal linguaggio matematico. Meglio: «al massimo», «come minimo» o più semplicemente «tutt'al più», «quanto meno».

Si scrive componente della commissione, perché dicendo componente la commissione sembrerebbe che ce ne sia uno solo. Comminare vuol dire «minacciare», non «infliggere». La legge commina una pena che è inflitta (non comminata) dal giudice. De non esiste come preposizione. Quindi non si può dire: de «Il Sole-24 Ore», de «I Promessi sposi», ma del Sole-24 Ore, dei Promessi sposi (senza caporali). Per analogia: nel anziché ne il (es.: nel Sole-24 Ore) e al anziché a il (es.: al Sole-24 Ore). «Secondo noi, secondo l'oratore» ecc. Ma non: «Secondo i casi». In tale espressione si dice: «A seconda dei casi, a seconda delle circostanze». Gas liquefatto (e non liquido, visto che è gas).

Frutta
Le forme maschili il frutto e i frutti indicano i prodotti delle piante (o possono avere un senso figurato. Esempio: il frutto del proprio lavoro), mentre la forma femminile collettiva la frutta si usa per indicare i frutti in generale. Esempio: Le hanno regalato un bel cesto di frutta. Con lo stesso valore collettivo è accettato, al plurale, le frutta, ma non le frutte. I nomi dei frutti sono quasi sempre femminili: la banana, la pesca, la noce, la mela, l'arancia.

Al frutto femminile corrisponde invece un nome d'albero maschile: il banano, il pesco, il noce, il melo, l'arancio. Nei casi seguenti sia il nome del frutto sia quello dell'albero sono maschili: il cedro, il fico, il lampone, il limone, il bergamotto, il chinotto, il mandarancio, il mandarino, il pompelmo. Da notare, infine, che i nomi dei frutti esotici sono quasi sempre maschili: l'ananas, l'avocado, il cachi, il kiwi, il mango, il mapo.

Futuro
Va utilizzato sempre quando un'azione è proiettata nel tempo. Esempio: A fine mese scadrà... (e non, a fine mese scade...)

Gratis
L'avverbio gratis significa, come tutti sanno, gratuitamente e deriva dal latino gratiis. Tenere presente che non va mai preceduto dalla preposizione a, perché sarebbe come scrivere (o dire) "a gratuitamente".

Luoghi comuni
Spesso si utilizzano frasi che esprimono due volte lo stesso significato. Oppure si usano due parole quando ne basta una (in questo caso ci troviamo di fronte alle cosiddette tautologie).

Qualche esempio da evitare:

  • «A norma delle leggi vigenti» (ovvio che le leggi sono quelle vigenti)
  • «All'alba di ieri mattina» (ovvio che l'alba di ieri era di mattina)

E ancora:

  • destini futuri
  • pugno chiuso
  • entro e non oltre
  • concludere infine
  • proseguire poi
  • uscire fuori
  • requisiti richiesti
  • trovati reperti archeologici
  • protagonista principale
  • in estrema sintesi
  • previsioni future
  • unici esempi (si dice i soli esempi)

Malgrado significa a dispetto di. Quindi «mio malgrado», ma non «malgrado la nuova legge».

Nota bene: Massa e Carrara: la Provincia è Massa e Carrara, ma i Comuni sono due: Massa (con la frazione di Marina di Massa) e Carrara (con la frazione di Marina di Carrara). Il capoluogo della Calabria è Catanzaro (e non Reggio Calabria). La nuova provincia di Verbano - Cusio - Ossola ha come capoluogo Verbania (sigla VB).

Maiuscole
I nomi propri, quelli che indicano «personalità» e «unicità», si scrivono con la maiuscola: il Parlamento, se si intende quello di Roma e non un qualunque parlamento. Così per Governo, Stato, Fisco, Comune ecc. Per associazioni, enti o imprese va in maiuscolo solo il primo nome (Associazione bresciana degli industriali, Azienda autonoma delle è?

I punti cardinali vogliono la maiuscola quando indicano realtà geopolitiche (il conflitto Nord-Sud) e non la direzione. Esempio: dirigersi verso sud. La maiuscola va di rigore dopo i due punti e aperte le virgolette (Es.: il ragazzo risponde: «Sono qui») oltre che dopo il punto interrogativo e i punti esclamativi (Es.: Cosa è successo? Non lo so). Nei titoli di opere letterarie e d'arte in genere, se composti da più parole, basta "maiuscolare" la prima («La traviata»; «Il sentiero dei nidi di »). Nei nomi di vie, piazze, luoghi di spettacolo: minuscolo il nome comune, maiuscolo quello proprio. Esempi: via Lomazzo; via Nazionale; teatro La Fenice ecc.

Festività e ricorrenze vogliono la maiuscola. Esempi: Natale, Pasqua, Quaresima, Kippur, Ramadam, Columbus Day.

Iniziano quindi con una lettera maiuscola:

  • ogni prima parola di una frase, di una citazione completa del titolo di un'opera letteraria o artistica (se l'articolo fa parte del titolo, inizia con la maiuscola) — I promessi sposi
  • i nomi di persona, i cognomi, i patronimici e i soprannomi (l'articolo che eventualmente precede il soprannome inizia con la minuscola) — Fu esposta anche un'opera di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino
  • i nomi delle associazioni e dei partiti, i nomi propri dei reparti militari, i nomi degli ordini nobiliari, onorifici e religiosi — L'Associazione Italiana Editori; il Partito Comunista Italiano; la brigata Folgore; l'ordine del Bagno; la Compagnia di Gesù
  • i nomi geografici e i nomi storici — La Nuova Guinea, il Rinascimento
  • i nomi delle suddivisioni amministrative intesi nel senso di istituzioni della pubblica amministrazione — Il Comune di Milano; una legge della Regione Calabria
  • i nomi dei corpi celesti delle costellazioni e dei segni zodiacali — La Terra ruota intorno al Sole; nati sotto il segno dei Pesci
  • i toponimi, i nomi delle vie e dei monumenti — Appuntamento in via Due Macelli; prima di recarsi al Duomo
  • i nomi dei punti cardinali, quando indicano una regione— Il Sud del mondo. La corsa all'Ovest
  • i nomi delle navi e degli aeromobili — L'Invincibile salpò all'alba
  • i nomi commerciali (marche e prodotti) — Una Fiat Cinquecento
  • i nomi comuni usati in senso assoluto o con significato particolare

Maschile e femminile
Città come Milano, Palermo, Torino, Catanzaro, Bergamo, Urbino, Taranto sono maschili o femminili? In passato i nomi di città con desinenza in o erano considerati maschili; oggi, invece, tutti i nomi di città vengono considerati femminili.

Quindi si dice: la bella Torino, la mia Milano, la Palermo normanna, sottintendendo sempre il nome di città. In questo modo si evitano anche confusioni con le relative squadre di calcio (il Torino, il Catanzaro, il Palermo ecc.)

Negazioni
Le doppie negazioni si elidono. Esempio: non ho alcun rimborso (e non: non ho nessun rimborso).

Nomi e cognomi
La prima volta che in un pezzo si cita una persona, anche notissima, indicarne sempre la carica e il nome di battesimo (Esempio: il presidente della Fiat, Cesare Romiti). Ricordasi, inoltre, che il nome va sempre prima del cognome.

Nomi composti
Vicepresidente, e non vice-presidente; vicedirettore, e non vice-direttore. Allo stesso modo maxijoint, e non maxi-joint; superindice e non super-indice. Nel caso, però, di scontro di due vocali uguali usare il trattino. Quindi: maxi-intesa o mega-accordo.

Numeri
I numeri si scrivono in cifre arabe:

  • il 22 marzo 1963
  • abito al numero 15 di via Firenze
  • la pagina 144 non è stata fotocopiata
  • la città dove vivo ha 130.000 abitanti

Fanno eccezione le annate, i corpi d'armata, le flotte, le flotte aeree e i numeri che fanno parte dei nomi che si scrivono con cifre romane senza l'esponente:

  • la V flotta americana
  • Giovanni Paolo II

A seconda del contesto (e del buon senso) si preferirà scrivere:

  • vinse tre medaglie
  • lo attese per un anno intero
  • ha un cugino dodicenne (mai 12enne)

Il puntino va sempre messo alle migliaia (3.000; 12.000; 100.000), ad eccezione degli anni nelle date e del numero delle leggi.

  • nacque nel 1959
  • la legge 1254 del 24 dicembre 1954

Di norma, cercare di non seguire l'uso anglosassone del punto nei numeri decimali (0.9 - 1.3) e, specie se è in maggioranza all'interno del testo, uniformare al criterio italiano della virgola (0,9 - 1,3). Si scrivono in lettere cento, mille, mila, milioni e miliardi. Esempio: seimila, ma, nei titoli, anche 6mila per ragioni di spazio.

Nota bene: il mila va attaccato al numero; milione e miliardo no.

Nei numeri con quattro o più cifre, inserire il punto relativo alle migliaia (1.320; 21.418). Nei numeri relativi agli anni il punto non va invece messo (1997, 1470). Nell'enumerare in un testo più argomenti non si scrive 1) 2) 3) ma 1. 2. 3. seguiti dalla maiuscola, concludendo il testo dei singoli paragrafi con punto e virgola. Utilizzare 1. 2. 3., e non 1) 2) 3), anche nei capoversi. Se graficamente interessante utilizzare il negativo.

Regole particolari:
Si scrivono sempre in lettere i numeri all'inizio del periodo. Esempio: Ventisette chili di dinamite sono stati trovati. Si scrivono in lettere, per ragioni stilistiche, i numeri che hanno un valore aritmetico attenuato. Esempi: La vita è bella a vent'anni; non metterà giudizio neanche a sessant'anni.

Nota bene: nei testi normativi, quando non si tratti di citazioni o riproduzioni integrali, usare il «comma 4» e non il «comma quattro». È accettabile il «4° comma», o meglio, il «quarto comma». Nei numeri telefonici, per evitare le più bizzarre versioni, i prefissi vanno divisi dai numeri veri e propri da un trattino breve senza spazi. Il numero telefonico non prevede, infatti, puntini. Esempi: 0541-362876 oppure 0041-91-826355

Parole italiane
Corrette - Sbagliate
accelerare - accellerare
appropriato - appropiato
avallo - avvallo
birichino - biricchino
Caltanissetta - Caltanisetta
colluttazione - collutazione
coscienza - coscenza
cui - a cui
d'accordo - daccordo
dopodomani - dopo domani
eccezionale - eccezzionale
essiccare - essicare
esterrefatto - esterefatto
estortivo - estorsivo
ingegnere - ingegniere
Machiavelli - Macchiavelli
Mississippi - Missisipi
meteorologia - metereologia
nullaosta - nulla osta
ossequente - ossequiente
peronospora - peronospera
pessimista (sostantivo) - pessimistico (che è però corretto come aggettivo)
pressoché - pressocché
scienza - scenza
sinora, tuttora - sin'ora, tutt'ora
scorrazzare - scorazzare
tutt'e due - tuttedue
egli fa, sta, va - egli fà, sta, và
lassù - lassu
un amico, buon amico - un'amico, buon'amico
un'amica, buon'amica - un amica, buon amica
che essi vadano - che essi vadino
vengano - venghino
che egli desse - che egli dasse
stesse - stasse
non oso dire - non mi oso di dire
vorrei che tu venissi - vorrei che tu vieni (o venga)
inerente al - inerente il
qui, qua - quì, quà
redigere - redarre
un murale - un murales
un silo - un silos
un vigilante - un vigilantes
vendonsi case - vendesi case
le specie - le speci
all'atto pratico - al lato pratico
all'erta - allerta
cosidetto, cosifatto - cosiddetto, cosiffatto
caso mai - casomai
ciò nonostante - ciononostante
efficenza - efficienza
sopratutto - soprattutto
sufficenza - sufficienza
the - tè
tutt'al più - tuttalpiù
zabaglione - zabaione

Nota bene: l'uso del femminile per indicare le cariche elettive del Senato è stato riconosciuto dall'ufficio di presidenza di Palazzo Madama. Negli atti parlamentari si dirà quindi «senatrice», «relatrice», ma non presidentessa che, secondo i linguisti, può avere intonazione scherzosa (vedere anche sotto "Derivati").

Parole straniere
Corrette - Sbagliate
bike - byke
comfort (inglese) - confort (francese)
crack - crac
cuscus - couscous
ex aequo - ex equo
forfait - forfeit
gol (italianizzato) - goal
harakiri - karakiri
hascisc - hashish
legitima suspicione - legittima suspicione
ok - o.k.
playboy (una parola) - play boy
pullman - pulman
shock - choc
silhouette (con la h) - silouette
Sos - s.o.s.
suspense - suspence o suspance
travellers' chèque - traveller's chèque
valzer - walzer

Nota bene: le banche svizzere hanno un nome ufficiale italiano dal momento che in Svizzera (e non Isvizzera, come si scriveva una volta) l'italiano è lingua nazionale. Quindi: Credito svizzero e non Crédit Suisse.

Passato remoto
Aprire, coprire, offrire, riaprire, ricoprire, riscoprire, scoprire hanno due forme di passato remoto: apersi e aprii, copersi e coprii, offersi e offrii, riapersi e riaprii, ricopersi e ricoprii, riscopersi e riscoprii, scopersi e scoprii. Sono corrette entrambe.

Parentesi
La parentesi di apertura non è mai preceduta da virgola. Il punto fermo andrà all'interno della parentesi se questa contiene una frase autonoma rispetto al testo, andrà invece all'esterno quando conclude un periodo cominciato prima della parentesi. Le parentesi quadre si usano ogni volta che si introduce nel testo un'aggiunta, una spiegazione, un riferimento, una traduzione. Vengono inoltre utilizzate per segnalare un taglio o una lacuna nel testo, inserendo tra parentesi il simbolo dei puntini di sospensione [...].

Percentuali
Si scrive sempre il numero in cifre, seguito (senza spazio) dal segno percentuale. Unica eccezione: quando il numero è immediatamente seguito dal punto che conclude la frase. In questo caso si userà infatti l'espressione «per cento» per esteso. Esempi: il 7% delle...; la Borsa ha guadagnato il 2,1 per cento. Ma: le Fiat hanno guadagnato mille lire (+3%).

Eresia matematica: gli interessi allo 0% (zero per cento). Se è zero, è zero per dieci, per cento, per mille. Quindi, interessi zero e basta.

Plurale
Dei nomi terminanti in -cia, -gia, -logo
I nomi terminanti in -cia e -gia con la i muta formano il plurale in ce e ge se la c e la g sono precedute da consonante (province, mance, denunce, guance, strisce, angosce ecc.), in cie e gie se c e g sono precedute da una vocale (valigie, ciliegie, acacie, camicie ecc.), I nomi terminanti in -logo al plurale terminano in -logi (psicologi, sociologi, astrologi, archeologi ecc.) se si riferiscono a persone; in -ghi se si riferiscono a cose (cataloghi, monologhi, dialoghi, prologhi). Alcuni nomi terminanti in -co e in -go possono avere un doppio plurale. Esempi: manico (manici, ma anche manichi), chirurgo (chirurghi, ma anche chirurgi)

Dei nomi irregolari
Arbitrio: plurale con due i (arbitrii). Inoltre: odio - odii; olio - olii; presidio - presidii; principio - principii. Ma: notaio - notai; esempio - esempi.
Assise: è sempre plurale. L'articolo le non si elide: quindi non si può scrivere l'assise, dell'assise, all'assise ecc.; ma le assise, delle assise, alle assise ecc.
Carcere: maschile al singolare, femminile al plurale: il carcere, le carceri.
Fila: le file. Mentre le fila (come i fili) è plurale di filo.
Marrone: gli aggettivi che indicano colori derivanti da sostantivi (marrone, pisello rosa, viola, arancio ecc.) sono invariabili al plurale: scarpe marrone, calze arancio o arancione.

Dei nomi composti
Il plurale dei nomi composti con capo-, se si riferiscono a persona che predomina o che presiede a un lavoro, si forma modificando la desinenza della parola -capo e lasciando invariata l'altra (capibanda, capiclasse, capiredattore, capiufficio). Ma con alcune eccezioni: capocomici, capocontabili, capocuochi (o capicuochi), capomastri (o capimastri). Se la parola capo indica posizione di preminenza o di inizio di qualcosa, il plurale si forma modificando soltanto la desinenza della seconda parola (capodanni, capogiri, capolavori, capostipiti, capoversi). Per caposaldo e capoluogo sono accettate entrambe le forme: quindi caposaldi o capisaldi, capoluoghi o capiluoghi.

Se il composto è di genere femminile, e la parola capo si riferisce a una donna, che è a capo di qualcosa, il plurale non cambia (le capofamiglia, le caposala, le caposquadra, le capoturno, le capoufficio). Fanno eccezione le caporedattrici, le capocroniste e le capocuoche. I nomi composti con la parola alto- e basso- ammettono due forme di plurale. Esempi: gli altoforni o gli altiforni; gli altopiani o gli altipiani; i bassofondi o i bassifondi. La stessa possibilità è prevista anche per le altre parole comuni. Esempi: il camposanto, pl. i camposanti o i campisanti; il pellerossa, pl. i pellirosse o i pellirossa; il pescecane, pl. i pescecani o i pescicani; la roccaforte, pl. le roccaforti o le roccheforti; il pomodoro, pl. i pomodori, ma anche i pomidoro o i pomidori.

Dei nomi stranieri
I nomi comuni entrati nell'uso italiano non mutano al plurale: gli sport, gli stock, i referendum, tre cow-boy, i manager, i bar, 20 peseta. Se invece non si tratta di nomi comuni, si seguono le regole della grafia originale, ma vanno riportati tra virgolette (vedi anche sotto "Corsivo").

Nota bene: i nomi stranieri che sono entrati nell'italiano solo nella forma plurale restano invariabili al plurale. Esempi: I peones di Montecitorio, i compradores della vecchia Cina, i conquistadores del Perù, gli ulema d'Egitto. La parola latina curriculum al plurale, peraltro poco usata, diventa curricula.

Preposizioni
Costrutti sconsigliati - Costrutti consigliati
biglietto di visita - da visita
duello alla pistola - con la pistola
commerciante in pellame - di pellame
portale in bronzo - di bronzo
vestito in seta - di seta
giubbetto in pelle - di pelle
figlio a Giovanni - di Giovanni
una donna a nome Maria - di nome Maria
vestire alla moda - secondo la moda
a mano a mano - mano a mano
a iniziativa - per iniziativa
a nome di - in nome di
insieme a qualcuno - insieme con qualcuno
a mezzo posta - per (mezzo della) posta
in presenza del sindaco - alla presenza del sindaco
scrivere alla lavagna - sulla lavagna
persistere a negare - nel negare
non giungere in tempo - a tempo
composto da - composto di
trattenersi da qualcuno - presso qualcuno
promosso a capoclasse - promosso capoclasse
interessarsi a qualcosa - interessarsi di qualcosa

Punteggiatura
Fra le norme grammaticali, quelle che riguardano la punteggiatura sono le meno rigide. Spesso la scelta dipende dal gusto individuale, dalla sensibilità e dall'intenzione espressiva. In ogni caso: la virgola non si deve usare fra soggetto e predicato; fra predicato e complemento oggetto; davanti alla "e" o alla "o"; prima di quasi tutti i complementi introdotti dalle varie preposizioni (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra).

La virgola è invece obbligatoria davanti a ma, però, tuttavia e anzi. Le virgole sono inoltre facoltative negli incisi infatti, di fatto, in effetti. In questi casi occorre tenere presente che se se ne mette una bisogna mettere anche l'altra. Esempio: la donna, infatti, non si era accorta che.

Il punto e virgola spezza frasi troppo lunghe senza interrompere il filo del periodo. É consentito però cambiare il soggetto della frase. Inoltre il punto e virgola è usato nelle enumerazioni e negli elenchi, quando i singoli elementi sono accompagnati da un'apposizione o da un'espansione più o meno lunga. Esempio: «Nel buio, l'uomo scorse un bambino, alto e robusto per la sua età; una donna vestita malamente di stracci; una ragazzina che poteva avere sì e no quindici anni».

Il punto va usato frequentemente (le frasi brevi sono più leggibili). Il punto esclamativo è quasi sempre da evitare. Dopo il punto interrogativo e quello esclamativo non occorre altro segno di punteggiatura.

Nota bene: a conclusione di un periodo virgolettato, il punto va fuori dalle virgolette (e non viceversa).

Inoltre il punto non va mai usato nei simboli, e precisamente:

  • nella chimica: Zn (zinco), H20 (acqua)
  • nelle sigle delle province: Mi (Milano), Na (Napoli)
  • nei simboli che indicano le grandezze fisiche: m (metro), 1 (litro), Km (chilometro)

Puntini di sospensione
Sono sempre solo tre e si inseriscono con l'apposito carattere unico. Come ogni segno di punteggiatura vanno staccati dalla parola che segue ma attaccati a quella che li precede.

Secoli
Si scrivono sempre in lettere, come i millenni, con iniziale maiuscola. Esempio: Il Trecento, il Seicento, nell'anno Mille, nel Duemila.

Società
CartaSi (senza accento sulla i e con la S maiuscola). DuPont (parola unica con la P maiuscola). Va invece divisa nel caso la società venga scritta per esteso. Esempio: Du Pont de Nemours italiana. Prestare attenzione quando si cita il Teflon, essendo un marchio registrato della DuPont. La definizione generica è infatti Ptfe (Politetrafluoroetilene). Analogamente, tanto per essere più chiari, l'Algoflon è il marchio registrato del Ptfe della Montedison, l'Hostaflon quello del Ptfe della Hoechst, il Fluon quello della Ici e il Polyflon quello della Daikin.

Spazi
Non inserire alcuno spazio:

  • all'inizio dei paragrafi
  • tra un segno di punteggiatura (. , : ; ! ?) e la parola che lo precede
  • tra l'apertura della parentesi e la parola che segue e tra la chiusura di una parentesi e la parola che precede
  • tra l'apertura di virgolette e la parola che segue e tra la chiusura delle virgolette e la parola che precede
  • dopo l'apostrofo
  • fra le lettere delle sigle

mentre inserire un solo spazio:

  • dopo ogni segno di punteggiatura
  • tra l'apertura di una parentesi e la parola precedente e tra la chiusura di una parentesi e la parola che segue
  • tra l'apertura delle virgolette e la parola precedente e fra la chiusura delle virgolette e la parola che segue
  • subito prima e subito dopo i trattini usati nelle frasi incidentali
  • fra il punto di pag. e il numero della pagina (a pag. 3; alle pagg. 20 e 21)

La e commerciale (&) va preceduta e seguita da uno spazio bianco.

Unione Europea
Nota bene: euro, essendo una moneta, va scritto con la e minuscola.

Virgolette alte (apici) " "
Si usano limitatamente ai seguenti casi:

  • quando si riportano parole straniere o dialettali non entrate nell'uso corrente. Esempio: Nelle elezioni americane il sistema "gerrymander"
  • per riportare un discorso diretto all'interno di un altro discorso diretto. Esempio: Diceva: «Lui allora mi domandò "Dove sei stato?" e io...»
  • quando si riportano titoli di articoli di giornale o simili. Esempio: In riferimento ad "Attenti a quei tre" pubblicato sul «Financial Times»

Si usano poi con moderazione quando si vuol dare particolare enfasi a una parola o mettere in rilievo che viene usata con un senso diverso da quello usuale. Esempio: Maldini è partito in "contropiede"; il Fisco ha chiesto "solo" 200 lire.

Nota bene: nel caso di scontro fra caporali (es.: Borrelli ha dichiarato a «Panorama»: «Io la penso così»), utilizzare per la testata gli apici (es.: Sacchi ha precisato a "Tuttosport": «Della Sampdoria me ne importa poco o nulla»).

Virgolette basse (caporali) « »
Si usano per il discorso diretto e quando si riportano frasi e parole testuali. Esempi: Questa legge va cambiata, ha detto il ministro. Secondo il ministro questa legge va cambiata Da cambiare, ha detto il ministro, c'è questa legge. Si usano anche per

Nota bene: se due o più capoversi risultano virgolettati consecutivamente, i caporali non si chiudono alla fine del periodo che va a capo, ma in ogni caso si devono riaprire all'inizio del successivo.
Esempio: Me la sono sempre presa perché i colleghi non rispettavano questo manualetto, ma forse non ne valeva la pena.

D'ora in poi vedrò quindi di bere una camomilla per non arrabbiarmi più di tanto. Anche se non posso garantire a priori l'effetto calmante.

Trattino
Il trattino delimitatore di incisi e quello usato nelle elencazioni è sempre medio (– e non -). Non essendo facilmente disponibile sulla tastiera si può usare il doppio trattino breve: -- (facilmente sostituibile in fase di impaginazione dal grafico). Il trattino breve ( - ) si usa per legare due parole in un unico concetto (per esempio: nordest). Va usato solo nei casi in cui sia effettivamente necessario.

Virgolette
Vanno scritti tra virgolette i termini che specificano il significato di un altro termine, i dialoghi e le frasi indirette, i titoli di riviste o giornali. Quando viene citato un brano da un'opera, la citazione si racchiude tra virgolette basse ( ); le intercitazioni tra virgolette elevate doppie (" "); eventuali <e >.

L'uso delle virgolette esclude quello del corsivo. Nei dialoghi ogni battuta è introdotta dalle virgolette basse, che si chiudono anche in caso di inciso. Esempio: Mi spieghi,

Stili
Fra i diversi stili disponibili nei programmi di videoscrittura utilizzare solo il corsivo per le parti di testo che lo richiedono (titoli di libri, termini stranieri o altro). Non usare mai né il neretto (o grassetto) né il sottolineato (eccetto per il caso dei nomi degli autori nella bibliografia). Per le sigle e gli acronimi utilizzare il maiuscoletto (ONU). Per i numeri romani, invece, sempre il MAIUSCOLO. Non scrivere mai, nemmeno i titoli, in TUTTO MAIUSCOLO.

In generale: se non esplicitamente necessario, è bene evitare l'uso dell'iniziale maiuscola. Si scrivono con l'iniziale minuscola i nomi dei giorni e dei mesi e i nomi di popolazioni, di razze, di religioni.

 


 

Consigli rapidi: come si scrive...

Come si scrive: do
do: nota musicale o anche prima persona singolare, presente indicativo, del verbo dare.

Come si scrive: ce o c'è?
Ce: pronome personale, pronome dimostrativo e anche avverbio.
C'è: espressione che significa esiste, si trova.

Come si scrive: di, dì o di'?
Di: preposizione semplice.
Dì: sostantivo che indica il giorno.
Di': seconda persona singolare, imperativo, del verbo dire.

Come si scrive: da, dà o da'?
Da: preposizione semplice.
Dà: terza persona singolare, indicativo presente, del verbo dare.
Da': seconda persona singolare, imperativo, del verbo dare.

Come si scrive: fa o fa'?
Fa: nota musicale o anche terza persona singolare, indicativo presente, del verbo fare.
Fa': seconda persona singolare, imperativo, del verbo fare.

Come si scrive: li o lì?
Li: pronome personale e pronome dimostrativo maschile plurale.
Lì: avverbio.

Come si scrive: la o là?
La: articolo determinativo femminile singolare o anche nota musicale.
Là: avverbio.

Come si scrive: ne, né o n'è?
Ne: particella pronominale e anche avverbio.
Né: negazione.
N'è: particella pronominale unita alla terza persona singolare, indicativo presente, verbo essere.

Come si scrive: si o sì?
Si: pronome personale o nota musicale.
Sì: particella affermativa.

Come si scrive: se o sé?
Se: congiunzione.
Sé: pronome personale.

Come si scrive: sta o sta'?
Sta : terza persona singolare, indicativo presente, verbo stare.
Sta': seconda persona singolare, imperativo, verbo stare.

Come si scrive: va o va'?
Va: terza persona singolare, indicativo presente, del verbo andare.
Va': seconda persona singolare, imperativo, del verbo andare.

Come si scrive: te, tè o the?
Te: pronome personale o anche complemento o anche particella pronominale.
Tè: italianizzazione del termine inglese tea.
The: italianizzazione del termine inglese tea.

Come si scrive: monosillabi con l'accento
Vanno scritti con l'accento: ciò, cioè, dà, dì, è, già, giù, là, lì, né, può, più, sé, sì, tè. Per completezza d'informazione, vedi le regole sull'accento generali.

Come si scrive: monosillabi senza accento
Vanno scritti senza accento: da (preposizione), e (congiunzione), la (articolo), li (pronome), ne (pronome o avverbio), se (pronome o congiunzione), si (pronome) te (pronome), di (preposizione), blu, fra, tra, fu, ma, su, qui, qua, no, so, sa, tre. Per completezza d'informazione, vedi le regole generali sull'accento.

L'accento va sempre inserito sui composti di tre, re, su, blu, che e sulle parole tronche di due o più sillabe, come per esempio città, virtù, caffè, mezzodì.

Parole da scrivere separate:

  • a fianco
  • a proposito
  • al di là (a meno che non si tratti dell'aldilà, il regno dei morti)
  • al di sopra
  • al di sotto
  • all'incirca
  • d'accordo
  • d'altronde
  • in quanto
  • l'altr'anno
  • poc'anzi
  • quant'altro
  • senz'altro
  • tra l'altro
  • tutt'altro
  • tutt'e due
  • tutt'oggi
  • tutt'uno

Parole da scrivere unite:

  • allorché
  • almeno
  • ancorché ancor che
  • benché
  • bensì
  • buonasera
  • buongiorno
  • chissà
  • dinanzi, dinnanzi
  • dopodomani
  • dovunque
  • ebbene
  • eppure
  • finché
  • finora
  • giacché
  • invano
  • laggiù
  • lassù
  • neanche
  • nemmeno
  • neppure
  • nonché
  • ossia
  • ovvero
  • ovverosia
  • perciò
  • perfino
  • pertanto
  • pressappoco
  • quaggiù
  • qualora
  • quassù
  • sebbene
  • sennonché
  • seppure
  • sicché
  • siccome
  • sissignore
  • soprattutto
  • sottosopra
  • talora
  • talvolta
  • tuttavia
  • tuttora

Parole che possono essere scritte unite o separate:

  • ciò nonostante, ciononostante
  • fintanto che, fintantoché
  • gran che, granché
  • ogni qualvolta, ogniqualvolta
  • per lo meno; perlomeno
  • per lo più, perlopiù
  • quanto mai, quantomai
 

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